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Il grande gioco
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Il grande gioco

Author: OnePodcast

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In un mondo di notizie frammentate e contraddittorie e opinioni sempre più polarizzate, è diventato difficile, se non impossibile, capire davvero cosa succede dentro i palazzi del potere. La geopolitica è quella disciplina che può aiutarci a scendere sotto la pelle delle dichiarazioni ufficiali dei leader del mondo e comprendere la realtà dei conflitti fra potenze; perché certe cose accadono e perché a volte non accadono proprio mai. Greta Cristini è una giornalista, analista e reporter di guerra e in questo podcast ogni settimana ci aiuterà a leggere i più importanti fatti internazionali attraverso gli occhi delle tre maggiori potenze: Stati Uniti, Russia e Cina. Lo farà seguendo le mosse di burocrati, strateghi, politici, diplomatici e funzionari di intelligence. Uomini e donne, le cui parole spesso in forma anonima stampate in un articolo di qualche giornale straniero, ci aiutano a capire "Il grande gioco".
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Dopo un incontro con la leadership politica di Hamas, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha dichiarato che i funzionari di Hamas gli hanno confermato quanto già comunicato in passato: non ci sarà più bisogno di un braccio armato a Gaza se si crea uno Stato palestinese. Torna così nel puzzle mediorientale un rompicapo senza soluzione: si può o non si può, effettivamente, distruggere Hamas? E cosa pensano davvero gli Stati Uniti degli obiettivi militari israeliani a Gaza? E cosa c’entrano Russia e Cina nel recente scontro fra Iran e Israele?See omnystudio.com/listener for privacy information.
La politica estera dell’India resterà la stessa dopo le elezioni parlamentari che si aprono venerdì 19 aprile e si chiuderanno il prossimo 1 giugno. Con o senza Narendra Modi – leader al potere da 10 anni e la cui riconferma è già data per scontato – l’interesse nazionale indiano impone a Nuova Dehli di mantenere buoni rapporti con due potenze fra loro sempre più ostili: Stati Uniti e Russia. E paradossalmente la necessità di giocare su entrambi i tavoli, quello di Washington e quello di Mosca, nasce per lo stesso identico motivo: contenere la Cina, minaccia strategica dell’India.See omnystudio.com/listener for privacy information.
Siamo nel Sahel, terra di golpe, jihadisti e ribelli, e cuore africano da cui pulsano i flussi migratori verso l’Europa. Qui il gruppo mercenario della Wagner (oggi Afrikanskiy Korpus) longa manus degli interessi della Russia all’estero, riparte dal Mali per la sua campagna di reclutamento in Africa più grande di sempre. La giunta militare al potere dell’ex colonia francese affida la propria sicurezza e tenuta dello Stato a Mosca in cambio di influenza ed estrazione di risorse minerarie e materie prime. Uno schema che sembra funzionare sempre meglio. Soprattutto per via del voltafaccia dei paesi della regione (Mali, Niger, Burkina Faso) al supporto di Francia e Stati Uniti, colpevoli di un passato coloniale che nelle menti e nei cuori delle popolazioni locali non è mai davvero passato. Un sentimento anti-occidentale che anche la Cina riesce a sfruttare a suon di investimenti economici e non ingerenza politica (almeno per ora). I paesi africani del Sahel vogliono decidere da sé.See omnystudio.com/listener for privacy information.
Non c’è dubbio che l’ossessione alla costruzione di Elon Musk incarni lo spirito profondo dell’America, un paese che si fonda sull’innovazione e sulla tecnologia. E non c’è dubbio che il sogno di Musk di trasformarci in una civiltà multi-planetaria si sia finora intrecciato con l’interesse e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Lo dimostra l’intesa con la NASA e lo conferma l’indiscrezione trapelata su un contratto firmato fra Difesa americana e SpaceX, l’azienda aerospaziale di Musk, per la costruzione di centinaia di satelliti spia militari. Insomma, per ora almeno, lo Spazio di Musk resta americano. Ma quanto durerà prima che l’universalità del suo impero privato non inneschi dissapori con la Casa madrepatria del suo business? Con il suo “continuo, irrefrenabile cazzeggio”, Musk si è infilato in questioni geopolitiche enormi. Per via di Tesla, si è detto “pro-Cina”, Taiwan non si fida di lui e vuole affrancarsene. E l’Ucraina in questi giorni lo sta accusando di dare accesso a Starlink anche alla Russia.See omnystudio.com/listener for privacy information.
L’attentato al Crocus City Hall, a nord-ovest di Mosca, attribuito allo Stato Islamico della provincia del Khorasan (Isis-K) risveglia gli incubi di mezzo mondo. Anzitutto quelli russi e del presidente Putin che nel 1999 è salito al potere occupandosi proprio del terrorismo dei fondamentalisti islamici nella periferia sud della Federazione, dal Caucaso all’Asia Centrale. Al Cremlino, oltre alle riflessioni sui buchi nell’intelligence, su chi sia stato il reale mandante e se e come Putin vorrà sfruttare l’accaduto per prendersela con Kiev, si fa sempre più chiaro un fatto: anche per la Russia, non solo per gli Stati Uniti, le risorse sono limitate. Due anni di impegno militare in Ucraina, hanno sottratto risorse alla sicurezza del territorio nazionale più grande del mondo. Ma l’Isis-K, ramo afgano dello Stato Islamico, ha conti aperti con tutti. Con gli americani, a cui non perdonano l’accordo coi talebani e il ritiro da Kabul nel 2021. E con i cinesi, che da allora con i taliban ci fanno affari tutti i giorni.See omnystudio.com/listener for privacy information.
Sulle strade ungheresi presto sfileranno volontari dell’esercito cinese. Non sarebbe - come molti giornali hanno erroneamente scritto - il primo paese europeo e della Nato a permetterlo. L’Italia l’ha fatto per 4 anni di fila dal 2016 al 2019. Ma ordine di precedenza a parte, il punto qui è l’obiettivo: Pechino vuole spiare i dissidenti cinesi all’estero o farsi un avamposto dentro l’Unione Europea sul solco delle Vie della Seta? Probabilmente entrambe le cose. La ricetta equilibrista del presidente ungherese Orbán, del resto, prevede di giocare la stessa partita su più tavoli. In Occidente la sua apertura verso Est lo rende un attore negoziale difficile, quindi da ascoltare, talvolta da temere, a cui fare concessioni. Oltreoceano, però, il rapporto di forza s’inverte: dopo anni di gelo con Washington (che Budapest non può permettersi a lungo) Orbán fa campagna per il ritorno di Trump. Nella speranza di ritrovare una sponda rispetto al suo rapporto privilegiato con la Russia, magari dando una svolta alla guerra in Ucraina.See omnystudio.com/listener for privacy information.
Il Mar Rosso è in fiamme, sopra e sotto il livello dell’acqua. Sui cieli, droni e missili iraniani lanciati dagli Houthi dalle coste dello Yemen mettono in ginocchio la libera navigazione mondiale e l’economia dei porti ad essa connessa. Sui fondali, i cavi sottomarini che ci permettono di restare online e che trasmettono i nostri dati, rischiano di finire nel bersaglio (e forse già lo sono). Gli Stati Uniti corrono ai ripari facendo tuonare i cannoni, ma per la prima volta dalla seconda guerra mondiale non sono attrezzati come ci si aspettava. Ma Washington non fa davvero più così paura in Medio Oriente? Intanto, Cina e Russia ne approfittano, complice l’Iran e quella costellazione di milizie che formano “l’Asse della Resistenza” e che sul Golfo di Aden garantiscono immunità a Mosca e Pechino. Occhio: il brand cinese, in quelle acque, comincia ad attrarre più di quello americano.See omnystudio.com/listener for privacy information.
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2024-03-0602:56

In un mondo di notizie frammentate e contraddittorie e opinioni sempre più polarizzate, è diventato difficile, se non impossibile, capire davvero cosa succede dentro i palazzi del potere. La geopolitica è quella disciplina che può aiutarci a scendere sotto la pelle delle dichiarazioni ufficiali dei leader del mondo e comprendere la realtà dei conflitti fra potenze; perché certe cose accadono e perché a volte non accadono proprio mai. Greta Cristini è una giornalista, analista e reporter di guerra e in questo podcast ogni settimana ci aiuterà a leggere i più importanti fatti internazionali attraverso gli occhi delle tre maggiori potenze: Stati Uniti, Russia e Cina. Lo farà seguendo le mosse di burocrati, strateghi, politici, diplomatici e funzionari di intelligence. Uomini e donne, le cui parole spesso in forma anonima stampate in un articolo di qualche giornale straniero, ci aiutano a capire “Il grande gioco”.See omnystudio.com/listener for privacy information.
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